mercoledì 17 aprile 2013

Tornare a casa.

Sono sembrati molti di più, ma sono stati solo dieci i giorni.

Spiegare a me stessa quanto fosse importante "resistere" è stato molto difficile mentre pensavo di non aver mai provato una paura così estrema.

Cicli di mattine piene di speranza e di notti insonni a pensare che è passato ancora un giorno.
Giorni di paralisi decisionali, di niente, di voglia di litigare, di notizie inutili dalla politica, dallo stato di salute dell'economia. 

Il mio amico Andrea è tornato a casa. Sta bene.
E avrebbe preferito che tutta questa pena fosse dedicata a quanto sta succedendo in Siria, era lì per questo.

Quando ho saputo che stava tornando, quando l'ho visto scendere dall'aereo. 

Ho sentito un seme germogliarmi nella pancia, e una voglia di abbracciarlo pari solo all'egoismo di aver pensato solo a lui, e non a tutto quello che sta succedendo in Siria.


Ho disegnato di nuovo con la matita in mano, lasciando stare il Photoshop, il digitale, le cose finte.
Senso di appartenenza, di essere "tornata a casa".









1 commento:

Andrea Vignali ha detto...

sei una gioia, marghe